Questo conflitto, che deflagrò per la prima volta in più parti del globo, si potrebbe definire veramente la prima guerra mondiale della storia, come ebbe a dire Winston Churchill oltre un secolo fa. Vide scendere in campo le più grandi e potenti nazioni dell’epoca come Gran Bretagna, Francia, Prussia, Austria, Russia, Polonia, Sassonia, Svezia e Spagna con le loro relative colonie, posizionando i teatri di guerra in Europa, Africa, India, Nord America e due oceani, Atlantico e Indiano.
Le forze che vennero scatenate furono immense: i paesi coinvolti misero in campo il loro intero potenziale militare, che superò nel totale il milione di uomini, con centinaia di navi e migliaia di cannoni. Le perdite economiche, in termini di popolazione maschile, di mezzi e risorse fu ragguagliata solo dalla Prima Guerra Mondiale.
L’estensione mai vista prima del conflitto portò anche ad una diversificazione dei nomi, che mutò da regione a regione. Se per gli storici moderni questa è definita “Guerra dei 7 Anni”, per la storiografia britannica che guarda agli eventi coloniali indiani parla di “Terza guerra del Carnatico”, oppure di “Guerra franco-indiana” quando si riferisce agli eventi svoltisi in Nord America. Per i tedeschi, che ricollegano i fatti alle frizioni tra Maria Theresia d’Austria e Friedrich II di Prussia, è definita anche come “Terza Guerra Slesiana”, mentre perfino gli svedesi, una potenza un tempo grande ma all’epoca in declino, la chiamano “Guerra di Pomerania”, territorio sul Baltico che si contendevano con la Prussia.
Comunque la vogliamo chiamare, fu un evento di proporzioni globali, che influenzò la storia in una maniera poco conosciuta (anche questo conflitto è studiato male a scuola) ma decisiva. Basti pensare che ancora ora il Québec, regione francofona del Canada, vive nel ricordo della cultura francese persa nel momento in cui i britannici prevalsero e conquistarono buon parte del Nord America. Al contempo gli strascichi di quel conflitto portarono, in capo ad appena una decina d’anni, alla ribellione americana contro la Gran Bretagna, che fece nascere gli Stati Uniti.
Allo stesso modo in Europa, se Friedrich II non avesse dimostrato quell’audacia e quella perizia militare di eccezionale levatura che lo ha reso celebre, il suo paese sarebbe stato spezzettato in mille parti e non avrebbe potuto guidare l’unificazione tedesca del secolo successivo.
Ad ogni modo questa guerra fu “moderna” in quanto per la prima volta le nazioni coinvolte si trovarono ad impegnare completamente le proprie risorse, tanto che la lotta venne proseguita ad oltranza, anche quando le prospettive di guadagni territoriali diventeranno minime, in un’anticipazione di quella che nel XX secolo verrà definita “guerra totale”.
Anche i motivi per il conflitto ricordano molto la Grande Guerra. Anche qua avevamo il rancore per una provincia di confine perduta: Maria Theresia non aveva mandato giù che il “brigante di Potsdam” (gentile epiteto rivolto allo spregiudicato Friedrich di Prussia) le avesse soffiato la Slesia, una ricca regione di 20.000 km² con prosperi campi coltivati, ottime miniere di carbone e sorgenti di acque minerali. Questa terra, ora facente parte della Polonia, era all’epoca totalmente germanica e protestante, la perfetta mela della discordia tra una superpotenza affermata (l’Austria) e una in ascesa (Prussia).
A queste questioni territoriali europee si aggiungevano gli interessi globali di Francia e Gran Bretagna. Entrambe ambivano al predominio in America settentrionale e in India. Entrambe avevano basi avanzate e colonie, protette da milizie, soldati regolari, marinai, possenti flotte da guerra e fortezze.
Nella prima metà del XVIII secolo la Francia si era aperta importanti sbocchi commerciali con l’Impero Ottomano (suo tradizionale alleato geopolitico contro l’avversario austriaco), nel Mediterraneo e nella stessa America spagnola, a danno dei concorrenti britannici. I generi di lusso come specchi, porcellane di Sèvres e mobili d’ebano intagliato francesi conquistavano i mercati. Inoltre i transalpini avevano trovato una miniera d’oro nella coltivazione dello zucchero nelle loro colonie nelle Antille. Anche l’India venne raggiunta dagli interessi francesi, che avevano fondato basi commerciali, militari e portuali nel Bengala, andando ad ostacolare i mercanti olandesi e inglesi nel commercio delle spezie e del cotone. Infine le loro esplorazioni in nord America, stimolate da una saggia politica di amicizia e collaborazione con i nativi, mettevano i bastoni tra le ruote alla continua ricerca di terra dei coloni inglesi, che all’epoca avevano raggiunto una popolazione di quasi due milioni di persone (contro i 60.000 coloni francesi).
Tornando all’Europa, vi era poi un’altra donna che aveva in antipatia Friedrich e anche lei sfoggiava un curriculum di tutto rispetto. Ekaterina Alekseevna, seconda del suo nome, di professione Imperatrice e Autocrate di tutte le Russie. Va detto che la politica espansionista, ambiziosa e irrispettosa dei canoni d’onore settecenteschi messa in atto da Friedrich di Prussia l’aveva messo in cattiva luce di fronte alla maggioranza delle cancellerie europee.
Questo fatto, unito all’abilità diplomatica di Wenzel Anton von Kaunitz-Rietberg, figura di prim’ordine nel governo della sovrana austriaca, riuscì in quella che passò alla storia come la “Rivoluzione diplomatica del 1756”, ovvero un totale ribaltamento delle alleanze che mise la Prussia stretta all’angolo da una coalizione di Francia, Austria, Russia e altre potenze minori. A Friedrich rimanevano solo i britannici, che a parte qualche sostegno finanziario, per il resto si occuparono di guerreggiare con la Francia per mezzo mondo, scaricandogli le grane europee.
Contando che fin dall’epoca di Karl (o Carlos) Habsburg, sovrano di Spagna e Germania, la sua casata austriaca era stata in una perenne guerra con la Francia, l’alleanza tra queste due nazioni aveva dell’incredibile e miracoloso. Friedrich, per una volta, si trovò spiazzato dalla spregiudicatezza di qualcuno diverso da lui e dovette correre ai ripari nel solo modo che conosceva: attaccare per primo. Fu così che, nel 1756, iniziò la guerra con l’invasione, senza formale dichiarazione di guerra, della pacifica Sassonia e della nemica Austria. Le danze erano iniziate.
Ora, ripercorrere passo passo le vicende belliche risulterebbe un po’ noioso e ridondante, perciò rimando all’articolo che ho scritto sulle vicende di Friedrich II per la parte europea, mentre mi concentrerò sulle vicende mondiali e le loro conseguenze sul medio e lungo periodo.
I britannici, dopo un’iniziale difficoltà in ogni teatro, furono guidati dall’energico ministro della guerra William Pitt che aveva la ferma convinzione che il futuro della Gran Bretagna risiedesse nel predominio d’oltremare e nella flotta. Dal 1757, con una lenta ma efficace opera di concentramento di risorse nel teatro nordamericano, tra il 1759 e il 1760 gli inglesi conquistarono il Québec e tagliarono fuori i francesi dall’intero continente, relegandoli a qualche isoletta nei Caraibi.
Al contempo, in India, furono gettate le basi del futuro dominio coloniale britannico che abbracciava l’intero continente. Fino a quel momento gli europei si erano contesi il favore dei potenti imperatori islamici della dinastia moghul e dei ricchissimi nawāb (italianizzati in “nababbi”) indiani, ma durante il conflitto la celeberrima Compagnia delle Indie Orientali (una delle prime multinazionali della storia, dotata anche di esercito e flotta privati al servizio di Londra) riuscì ad imporsi sui rivali commerciali francesi.
La battaglia di Plassey, anch’essa trattata in un mio articolo, ha cambiato nell’arco di una giornata il destino di un intero continente, consegnando nella mani britanniche l’iniziativa su quello che verrà definito, un secolo dopo, come il “più bel gioiello della corona”, cioè l’India.
La causa di questo disastro globale, per i francesi, non fu il valore dei loro soldati. La radice di tutti i mali stava, ancora una volta, nella loro società. La Francia dell’epoca era un paese a metà tra lo stato assolutista e feudale. I nobili e il clero erano dotati di privilegi ed esenzioni fiscali inaudite, mentre al contempo la corte di Versailles spendeva in agi e lussi (fatti sempre per imbonire gli aristocratici) quello che sarebbe stato meglio investito in eserciti e flotte.
Inoltre il sistema era endemicamente corrotto, classista e irriformabile, cosa che, appena qualche decennio dopo, causò la Rivoluzione Francese.
I due alleati, Gran Bretagna e Prussia, erano riusciti inaspettatamente a mettere a mal partito i loro più numerosi avversari. In Germania Friedrich era riuscito a preservare intatto il suo paese, elevandolo da piccolo-media potenza a nazione di primo rango, al pari di Austria, Francia e Russia. Al contempo i britannici avevano guadagnato un primato a livello globale che mantennero per i successivi 150 anni, anche se lo consolidarono nei decenni successivi (subendo però la perdita delle colonie americane) tra il 1775 e il 1783.
I veri vincitori del conflitto, difatti, furono proprio loro. Con la pace di Parigi, George III riuscì a estromettere completamente la Francia dall’America settentrionale, sottraendole interamente la Nuova Francia. Si trattava di un territorio immenso, che occupava circa un terzo di quelli che ora sono gli Stati Uniti e del Canada. Proprio la perdita della Nuova Francia fu alla base della successiva decisione francese di sostenere economicamente e militarmente l’insurrezione delle tredici colonie americane che portò alla nascita degli Stati Uniti d’America, un’alleanza ricordata con la Statua della Libertà.
In India le acquisizioni inglesi risultarono altrettanto consistenti, con la presa di Calcutta, del Bengala e della regione del Bihar, della città di Pondichery e dell’intera regione del Deccan.
Altra grande sconfitta fu l’imperatrice Maria Theresia che, dopo ben sette anni di guerre che avevano scosso le finanze di uno stato ben solido come l’Austria, dovette rassegnarsi alla definitiva perdita della Slesia. La politica asburgica si orientò quindi definitivamente a sud e ad est, verso i Balcani e la Polonia sempre più debole. Anche questo fatto ci riporta all’epoca moderna, visto che questo cambiamento strategico fu una delle cause del Primo Conflitto Mondiale.
Insomma la Guerra dei 7 Anni, iniziata in parte per motivi dinastici (squisitamente settecenteschi) e in parte per quelli economici (questi, invece, molto moderni), pose le radici per molte conseguenze su scala globale che, ancora ora, influenzano il nostro mondo contemporaneo.
Alberto Massaiu
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