Il nuovo basileus si comportò fin da subito in maniera completamente opposta rispetto ai suoi predecessori, prendendo saldamente in mano le redini del potere. Innanzitutto sistemò la faccenda del suo predecessore. Al contrario delle violente consuetudini del passato, Napoleone decise di risparmiare la vita al suo ingrato ex sovrano. Konstantinos, infatti, venne tonsurato e inviato al monastero di Aghia Aikaterinas, il prestigioso luogo dove si credeva fosse apparso lo stesso Nostro Signore al profeta Moses. Il suo gesto fu al contempo onorevole – la scelta ricadeva su una struttura antichissima – e strategico, in quanto tagliava fuori da ogni contatto con il mondo esterno il precedente imperatore, isolandolo nel deserto del Sinai.
Napoleone scandalizzò tutta la corte quando decise di non assumere alcun nome greco o latino per la sua titolatura ufficiale. Johann Wolfgang von Goethe, che divenne il suo biografo personale dal 1794, ci ha tramandato il suo pensiero in merito: “Ci sono stati fin troppi Konstantinos, Romanos e Alexios su questo trono, io sarò il primo del mio nome”.
Di norma i costantinopolitani in particolare e i romani in generale avrebbero storto il naso – non erano mancati nella lunga storia imperiale persino delle insurrezioni per non aver rispettato le amate tradizioni – a questa palese violazione del protocollo, ma a quanto pare i tempi stavano proprio cambiando.
Ad ogni modo la sua non fu una rottura completa e definitiva con il passato. Ben consapevole di essere un usurpatore, e nell’ottica di rafforzare la sua pretesa al trono, si fidanzò seduta stante con le giovanissima Eudoxia Komnena Palaiologa, di appena nove anni, che sposerà appena sedicenne, nel 1798. In tal modo fonderà un ramo di dinastia che prenderà il nome di Bonaparte Komnenos Palaiologos che perdurerà fino alla fine della Prima Guerra Mondiale.
Napoleone si ingraziò subito il popolo e i ceti borghesi avviando un robusto programma di riforme per cui venne ben presto identificato come il nuovo Ioustinianos.
Si scoprì infatti che il giovane basileus era un convinto assertore delle idee rivoluzionarie illuministe. Accentratore e decisionista, aveva compreso prima di ogni altro monarca europeo che un grande cambiamento era in atto e andava guidato dall’alto, o si sarebbe stati travolti da quest’ultimo in seguito a sanguinose rivolte.
Il suo primo ostacolo fu la Chiesa Ecumenica. L’anziano patriarca di Costantinopoli Cyrillos IV era un vecchio conservatore, sordo ad ogni istanza di riforma. Napoleone lo depose nei primi mesi del 1791 e lo sostituì con il più moderato Dyonisos VI, un giovane monaco di appena 28 anni.
Il primo provvedimento del nuovo patriarca fu la proclamazione dell’Edictum Tollerantiae. Scritto da una squadra di studiosi romani, francesi, olandesi e perfino un americano che attinsero a piene mani dal “Traité sur la Tolérance” pubblicato dal filosofo illuminista Voltaire nel 1763, proclamava la piena libertà religiosa in tutto l’Impero Romano, rimandando al nobile esempio del grande Konstantinos e del suo Edictum Mediolanense del 313 d.C.
Da questo momento nessuno sarebbe più potuto essere discriminato per la propria fede religiosa. Venne anche sancito che lo Stato sarebbe stato nettamente separato dalla Chiesa Ecumenica e, anzi, avrebbe garantito il rispetto dei culti di ogni provenienza. In questa linea di condotta venne restaurata negli anni successivi tutta l’area sacra di Gerusalemme, dove al Santo Sepolcro venne affiancato il recupero a spese statali della Cupola della Roccia, danneggiata da un incendio nel 1799, e la ricostruzione del grande tempio ebraico di Salomon, inaugurato dallo stesso basileus nel 1803.
Ma la mossa più di effetto a livello propagandistico fu il recupero, perlomeno nelle forme, dell’antica religio pre-cristiana. Negli anni successivi, in modo sempre più accentuato, venne elaborato quasi da zero una sorta di culto di Stato laico e cerimoniale, volto a glorificare l’idea di Roma nella sua accezione di madre della civiltà.
Negli anni tra il 1792 e il 1836 Napoleone fece innalzare in stile neoclassico, sopra gli antichi ruderi, il Tempio della Vittoria, di Vesta, di Giove Palatino e della Dea Roma nell’Urbe. Ne realizzò di simili anche nelle città più importanti dell’impero tra cui Costantinopoli, Tessalonica, Antiochia, Iconio, Alessandria, Gerusalemme, Milano, Napoli, Cartagine, Atene, Madrid, Cordova, Lisbona, Marsiglia, Venezia e così via, creando un apposito ordine religioso civile che onorasse le antiche feste e liturgie.
Ovviamente il suo obiettivo non era il restaurare un’ormai lontana religione. Quello a cui puntava era il recupero dell’antico orgoglio imperiale attraverso gli usi e le tradizioni d’ispirazione pagana, che facesse da bilanciamento civile all’antico strapotere della Chiesa Ecumenica.
Inutile dire che questo atteggiamento fu osteggiato fortemente dal clero, che ben presto lo soprannominò “l’Anticristo corso”. Napoleone trattò questa opposizione in vari modi durante il suo regno, ma di norma si limitò a rimuovere dagli incarichi di rilievo i più ostili, sostituendoli con parroci usciti fuori dai collegi religiosi e i monasteri più moderati e aperti al dialogo.
Ma la misura che più irritò i vertici ecclesiastici fu la tassa sul patrimonio, le terre e le attività economiche dei culti religiosi. Da allora in avanti, infatti, anche questi avrebbe dovuto pagare per le proprie rendite che, per secoli, erano state esentate da tutti i monarchi e i principi europei. Campi agricoli, vigneti, oliveti, bestiame, attività mercantili, artigianali e industriali gestite dal clero dovettero contribuire a loro volta al benessere della Nazione. Rimasero esenti solo gli immobili dedicati al culto quali basiliche, cattedrali, chiese e cappelle. Ovviamente tale norma valeva anche per le altre religioni, ma l’impatto maggiore venne esercitato sulla Chiesa Ecumenica, che tentò di mettere contro il basileus le masse popolari.
Napoleone iniziò allora una dura campagna di propaganda anti-ecclesiastica, con libelli e stampe a disegni che dipingevano i sacerdoti ecumenici come degli usurai e ladri, rifacendosi alle critiche portate avanti dai protestanti nei secoli precedenti. Ben presto una serie di violenze ebbero luogo ma… contro la Chiesa stessa, che vide diverse tenute, monasteri e perfino alcune chiese saccheggiate e messe a fuoco. Alla fine gli alti prelati dovettero implorare la protezione delle truppe dell’imperatore, che pose fine ai disordini.
Su questa falsariga agì anche verso i patrimoni degli aristocratici. Anche loro avevano goduto nei secoli di privilegi ed esenzioni. Ora anche loro avrebbero pagato quanto dovuto. Visto che, però, molti di questi militavano nell’amministrazione civile e nell’esercito, il processo fu più lento e meno radicale. Si cercò di ricalcare in parte l’esempio della Prussia, favorendo i piccoli nobili – più poveri e quindi meno interessanti per il fisco – che vennero incentivati a servire lo Stato nel settore diplomatico, nell’esercito, nella marina e nella burocrazia, mentre venivano al contrario tassate le vaste tenute e le rendite dei grandi signori, che vennero ridimensionati nell’arco di una ventina d’anni di sforzi.
Le nuove entrate diedero la possibilità al basileus di portare avanti un processo di modernizzazione senza precedenti. L’Impero Romano, infatti, aveva iniziato a costruire alcune industrie seguendo il modello britannico, ma la sua classe media era ancora debole e c’erano troppe leggi di stampo protezionistico che ne limitavano lo sviluppo.
Napoleone decise quindi di prendere in mano la cosa e affidò ad una squadra di trenta giuristi romani, francesi e tedeschi la redazione di un nuovo codice di leggi. La sua idea era di ristrutturare il diritto in maniera tale da renderlo fruibile, chiaro e facilmente comprensibile ad ogni suddito dell’impero, che fosse un contadino anatolico, un pastore del Maghreb o un borghese italiano.
Da questo lavoro titanico, nell’anno 1800, Napoleone poté promulgare i Codices Napoleonis, cinque tomi suddivisi in diritto civile, diritto penale, diritto di procedura civile, diritto di procedura penale e infine uno di diritto commerciale e dell’industria.
Quest’opera, che fa da base a quasi tutte le legislazioni contemporanee – esclusa quella britannica, delle sue colonie e americana – fu completata da una Costituzione. Questa, ispirata dai rivoluzionari statunitensi, era una raccolta dei principi giuridici fondanti dello Stato Romano, della sua organizzazione interna e dei diritti e doveri dei suoi sudditi.
Il basileus rifondò anche l’antico Senato, che venne installato a Roma e non a Costantinopoli come era stato un tempo. Vi poteva accedere chiunque, nobili e non, con l’unico limite dell’età – dai 25 ai 60 anni -, il possesso della cittadinanza romana e un censo minimo che permettesse al senatore di mantenersi negli anni in cui stava in carica. L’impero venne diviso in circoscrizioni che, in base alla popolazione, poteva eleggere un certo numero di senatori da inviare nella Civitas Aeterna. In totale, nei themata che andavano dalla penisola iberica ai deserti dell’Arabia, potevano essere eletti 500 senatori. In tal modo Napoleone reputava sarebbero stato possibile avere un’organo capace di portare al suo cospetto le istanze dei tutti i suoi sudditi. Sempre nella Costituzione il basileus aveva sancito il proprio diritto a nominare 150 senatori che si aggiungevano, come suo strumento di supervisione, ai 500 eletti localmente. In totale, quindi, l’organo era composto da 650 individui, che venivano eletti/nominati ogni 10 anni.
All’inizio i poteri del Senato furono solo consultivi e propositivi, ma in seguito Napoleone gli concesse il diritto di redigere regolamenti che operassero localmente come correttivo alle norme generali stabilite dai suoi codici di leggi.
Il suo esempio riformatore fu visto con orrore dalle monarchie assolutiste del resto d’Europa, ma negli anni successivi la sua intuizione si rivelò vincente e fece da apripista ai grandi mutamenti del Vecchio Continente.
Il codice del commercio e dell’industria fu voluto proprio per aprire la strada ad un pieno sviluppo del settore. Napoleone, appassionato di matematica, scienza e ingegneria, fondò scuole ed istituiti prestigiosi in ogni angolo dell’impero ma specialmente a Costantinopoli, Roma, Padova, Atene, Smyrne, Torino, Barcellona, Tripoli. Da queste accademie e licei uscirono fuori non solo ottimi ufficiali per l’esercito e la marina, ma anche una nuova generazione di imprenditori, scienziati e inventori.
Venne introdotto il telaio meccanico inventato dal britannico Edmund Cartwright nel 1784 e la tecnica a vapore perfezionata da James Watt negli stessi anni e potenziata dall’utilizzo del carbon coke invece del carbone di legna, che aumentava di molto l’efficienza energetica e il risparmio delle foreste.
Fabbriche, fonderie, miniere ed industrie sorsero come funghi o si evolsero radicalmente, rivolte sia alla produzione di beni ad utilizzo civile sia di armi, tra cui moschetti sempre più precisi, i primi fucili a canna rigata, obici e cannoni con calibri maggiori.
Napoleone spese in gigantesche opere di infrastruttura, allargando strade che vennero ribattezzate “arterie consolari” in ricordo dell’antico retaggio del passato. Ne realizzò o riadattò ben 250.000 km durante il suo regno, riducendo i tempi di percorrenza grazie alla creazione di canali fluviali tra cui la rimessa in opera del Canale sul Sinai – antico progetto tentato da Basileios IV due secoli prima – che verrà ultimato nel 1848, e quello di Corinto, che riuscì ad inaugurare personalmente nel 1821.
Sarà il secondo, battuto sul tempo dalla britannica Stockton & Darlington Railway per appena due anni, a creare la prima linea ferroviaria imperiale nel 1827, che collegava Costantinopoli a Tessalonica ed Atene e Napoli a Milano, passando da Roma.
L’impulso industriale e scientifico fu incrementato dallo sfruttamento dell’imponente complesso coloniale in Colombia, Africa, India, Asia e Oceania, in cui venivano raccolte a basso costo preziose materie prime che poi venivano raffinate e trasformate nel Mediterraneo, per poi essere nuovamente commercializzate con immensi profitti in nord Europa, Russia, Stati Uniti, Cina, Persia, India Moghul, Giappone.
Questo vento di rinascita economica romana preoccupò di molto la Gran Bretagna, che ben presto iniziò ad aizzare le altre potenze continentali contro Costantinopoli.
I nodi vennero al pettine alla fine del 1800, quando i britannici finanziarono un colpo di mano a Parigi in cui il quindicenne Louis XVII venne deposto in favore del suo omonimo zio, che venne incoronato sovrano di una Francia “libera” con il nome di Louis XVIII grazie al sostegno di truppe inglesi, olandesi e austriache.
Napoleone non poteva tollerare un simile smacco alla sua autorità e, dopo quasi un decennio di pace, fu di nuovo la guerra.
Alberto Massaiu
Leave a reply