L’Estado de los Reales Presidios fu un’entità dipendente della corona di Spagna sita in Toscana. Nato come protettorato nel 1557, fu voluto da Felipe II, el Rey Prudente, all’interno di un più vasto disegno di predominio assoluto sulla penisola italiana, garantito dal controllo diretto di Sardegna, Sicilia, Napoli e Milano, a cui si aggiungevano rapporti di vassallaggio e interesse con i signori italiani ancora indipendenti.
Non fu mai più esteso di 300 km2 (come il moderno Stato di Malta), e ricomprendeva vari centri e porti che risultavano come enclave iberiche all’interno del Granducato di Toscana, a pochi chilometri dai confini pontifici.
Nel tempo ricomprese Porto Ercole e Orbetello (che furono le sue “capitali” amministrative e militari), Porto Santo Stefano, Ansedonia, Talamone e Porto Longone.
La sua origine è dovuta ai fatti legati alla Guerra di Siena (1552-1559), che vedeva da un lato la Firenze di Cosimo I de Medici – alleata con la Spagna – e la Repubblica di Siena – protetta dalla Francia.
Dopo un goffo tentativo da parte spagnola d’instaurare un protettorato sulla città tra il 1540 e il 1552, Siena si era infatti ribellata grazie al sostegno di Henry II di Francia. Nonostante il supporto transalpino, l’esercito ispano-mediceo sbaragliò i 15.000 franco-senesi a Scannagallo il 2 agosto del 1554, aprendo la strada per l’assedio della città, che si dovette arrendere dopo otto mesi di resistenza, il 17 aprile del 1555.
Cosimo I riuscì, all’interno della Pace di Cateau-Cambrésis (1559), ad ottenere il predominio sull’antica avversaria di Firenze, ma dovette cedere alla corona di Madrid quegli insediamenti che andranno a comporre l’Estado de los Reales Presidios.
Per oltre 150 anni, fino al 1707, la Spagna amministrò questo territorio attraverso i suoi virrey (viceré) di Napoli. Nei primi cinque decenni venne dotato di imponenti fortificazioni moderne grazie al supporto degli abili ingegneri militari forniti da Cosimo. Nel 1569 don Pedro Afán de Ribera fece costruire caserme in ognuno dei centri dello Stato, dotandoli di forti guarnigioni.
Se, in principio, l’amicizia tra Spagna e Toscana aveva permesso un reciproco sostegno e aiuto, col tempo i de Medici si videro sempre più minacciati dall’ingombrante superpotenza iberica.
Tra il 1646 e il 1650 il cardinale Giulio Mazzarino inviò un forte esercito francese che assediò senza successo Orbetello, ma prese Porto Longone, destabilizzando il predominio di Madrid sulla penisola. La risposta dei suoi viceré fu quella di inasprire le tasse per pagare le spese di un ulteriore sforzo militare, cosa che fece insorgere la popolazione a Napoli.
Ad ogni modo la minaccia transalpina venne infine rintuzzata con successo, e lo Stato dei Presidi poté investire anche in sviluppo civile, come il miglioramento della capitale – Orbetello – con una tipografia moderna, l’abbellimento del Duomo e la costruzione di vari palazzi gentilizi e governativi.
I problemi tornarono in auge nel 1667, quando Louis XIV cercò di portare dalla sua Cosimo III de Medici, promettendogli il territorio dello Stato dei Presidi e perfino un titolo regale in caso del suo cambio di bandiera. Le cose, però, finirono in un nulla di fatto quando la Spagna seppe riaffermare per l’ultima volta la sua supremazia sulla penisola nel 1691.
La crisi dello Stato dei Presidi iniziò con la Guerra di Successione Spagnola, in quanto venne assegnato insieme a tutti i territori iberici in Italia alla Casa d’Austria con i trattati di Utrecht e Rastatt del 1713 e del 1714.
Per vent’anni fu retto da plenipotenziari inviati da Vienna, ma bel 1733 venne ripreso dagli spagnoli e, in seguito alla Guerra di Successione Polacca, fu assegnato alla dinastia reale francese dei Bourbon (poi ramo italianizzato in Borbone) tre anni dopo. Ferdinando IV di Napoli lo soppresse formalmente nel 1796, con l’idea di integrarlo direttamente allo Stato napoletano insieme al ducato di Sora.
Nel 1801 arrivò l’ultimo sussulto, in quanto l’antico Stato dei Presidi venne occupato da Napoleone, che prima lo assegnò al Regno d’Etruria (paese satellite di Parigi) e poi lo annesse direttamente alla Francia.
Il suo territorio non venne più ricostituito con il Congresso di Vienna, che nel 1815 decise di non resuscitare questo relitto del passato, integrando i suoi territori nel Granducato di Toscana assegnato agli Asburgo-Lorena.
Alberto Massaiu
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