Ipswich, 31 ottobre 1920
– Rumore di meccanismi di un vecchio mangiadischi –
“Allora iniziamo.. Nome: Balthasar Lex. Classe: 1895. Nato ad Arkham, Massachusetts. Professione: capitano di fanteria a risposo… Ah! Che cosa dice? Si, si lei è un capitano di fanteria e basta.. Certo, assolutamente. Devono essere stati proprio dei giorni terribili in Piccardia: il fango, le trincee… Tanti dei nostri ragazzi non sono tornati. Onore? Guardi sono dell’opinione che certi mali li avremmo dovuti lasciare agli europei. La nostra è una nazione giovane, piena di opportunità e di vita, proiettata verso il futuro. Non avremmo mai dovuto immischiarci nelle loro beghe secolari… Si, si certamente, non c’è bisogno di alterarsi. Si calmi un attimo”
– Nuovamente il rumore del mangiadischi, con un click finale –
Era una calda mattinata di maggio del 1920. Il tempo era finalmente mutato dopo una primavera che aveva a lungo stentato ad arrivare nei nostri boschi del Massachusetts.
Ero un giovane psichiatra allora, fresco di laurea alla Miskatonic University, ateneo di grande fama nello Stato.
Sono sempre stato fiero delle mie capacità logiche e, al tempo, ero anche invaso da quella sorta di furore giovanile che porta a lanciarsi in tutte le cose come se fosse una sorta di crociata.
Fu in questo spirito che decisi di accettare l’offerta del professor Wingate, che aveva creato un reparto di psicologia e psichiatria per aiutare i nostri ragazzi che, dal 1919, tornavano traumatizzati dai campi di battaglia di Francia.
La chiamavano nevrosi da guerra, una nuova patologia della mente militare scossa dalle bombe, dalla vita in trincea, dalla paura dei cecchini e degli assalti, dalla morte di tanti compagni in pochi attimi. Il signor Rivers, medico militare britannico, lo ha studiato direttamente sul campo fin dal 1915 e i suoi lavori sono stati sintetizzati anche da noi, con Thomas Salmon e i suoi PIES… Ma sto divagando, scusatemi.
Fatto sta che avevo visto, nei mesi antecedenti a quella tarda primavera, ben 27 uomini di ogni estrazione sociale e provenienza: campagnoli dello Utah, cowboy del Texas, minatori della California, giovani speranze della costa orientale, perfino un figlio di pescatori dell’Alaska.
Chi aveva subito menomazioni fisiche, chi no. Tutti loro, indistintamente, avevano qualcosa che si era inceppato nel cervello. Mi facevano pena ma allo stesso tempo – Dio mi perdoni! – non riuscivo a non rimanere affascinato professionalmente dallo studio della malattia che, in così grande abbondanza e varietà di effetti, mi lanciava una continua sfida nella catalogazione di sintomi ed effetti.
Eppure nulla mi aveva preparato a quell’ultimo paziente. Il capitano Balthasar Lex era stato un giovane di straordinaria bellezza: biondo, alto e ben piazzato come una sequoia della California. Parlava forbito, con un eleganza e una dizione perfetta. Sarebbe stato un oratore brillante, capace d’influenzare la folla come uno di quei sant’uomini medievali che portarono la parola di Dio ai pagani… Pagani, ma possiamo definire tali coloro che adorano semplicemente un’altra forma di deità?
Forse, fino a pochi mesi fa avrei riflettuto su questo concetto in modo più sereno e scientifico, da uomo di scienza quale mi reputo, ma ora non ne sono più così tanto convinto.
Alberto Massaiu
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