Hartford, 12 novembre 1920
Sono scappato! Non potevo fare altrimenti. Mi hanno scoperto, mi hanno scoperto! Non so se il rifugio che ho trovato qui, da un mio amico di Hartford, potrà bastare a mettermi al riparo dalle loro grinfie. Sono ancora troppo vicino al mare e loro sono potenti quando stanno vicino al mare.
Mi chiederete “loro chi”? Loro chi? Sapete benissimo chi sono, cosa sono! Fetide creature abissali, esseri umanoidi che hanno ben poco da spartire con tutti noi mortali.
Immortali, senza tempo, senza logica o morale. Per loro non valgono i nostri piccoli, patetici canoni etici. Loro erano qua, erano qua quando gli stessi dei camminavano sulla terra.
Non ho tempo di nominarli tutti, mi basta dire che Zeus, Ishtar, Osiris e persino l’uno e trino sono giunti molto dopo di loro. Giunti, esatto! È quella la parola giusta. Non sono di questo mondo, vengono dal più profondo anfratto dell’universo, in luogo dove spazio e tempo non hanno lo stesso valore rispetto a questa dimensione.
Ho perso tutti i miei dischi, tranne gli ultimi due, che sono riuscito miracolosamente a salvare. Loro contengono la chiave di tutto, del mistero che mi sta conducendo all’insanità mentale e…
– Rumore di meccanismi di un vecchio mangiadischi –
“Capitano, ma che piacere rivederla! Certo, certo, questo luglio è proprio strano. Così uggioso, quasi innaturale. Mah, che dire, meglio per i contadini e gli allevatori. La terra, grazie a tutta quest’acqua, darà dei raccolti straordinari.
Ah, e chi è questa bella bestiola? Asmodeus? Che nome particolare, l’ennesima vostra bizzarria amico mio. Se mi permettete, sa un poco di luciferino. Si, si, lo so che Lucifero vuol dire ‘colui che porta la luce’ e sono a conoscenze delle teorie esoteriche in merito: una sorta di Prometeo biblico, punito per aver osato portare la conoscenza divina agli uomini. Ipotesi affascinanti, ma senza senso. In altri tempi sarebbero costate ai loro autori la vita stessa, ma per fortuna viviamo in un’epoca dove tutto è concesso.
Ma lasciamo perdere. Piuttosto mi dica di lei. È da tanto che non la vedevo, pensavo si fosse risentito con me, dopo la nostra burrascosa discussione per… Beh, lei sa a cosa alludo. Mi rincresce molto di aver dato in escandescenze, ma quello che mi ha riferito aveva dell’incredibile e non sono sicuro che non ricada all’interno della giurisdizione della polizia. Ad ogni modo, ho rispettato la mia parola e non ne ho fatto cenno alcuno a nessuno, per quanto penso che lei dovrebbe andare da un ispettore.. E forse anche da un prete.. ”
– Nuovamente il rumore del mangiadischi, con un click finale –
Il disco si interrompe a questo punto, quando il grammofono cadde dalla scrivania in seguito ad uno scatto inquieto del capitano Lex. Era strano quel giorno, perfino più del normale. Sembrava avesse fretta e paura assieme. Fissava con movimenti nervosi la finestra e la porta, come se temesse potesse apparirvi d’improvviso qualcuno.
Era da circa oltre sei settimane che non lo vedevo, dalla sera in cui mi aveva raccontato quanto era avvenuto in quel piccolo arcipelago atlantico. Le Azzorre, un pugno di isole che distano 1.000 chilometri dall’Europa e oltre 2.000 dal continente nordamericano, sono di origine vulcanica e capita che qualche volta dei sommovimenti magmatici scombussolino l’area.
Il capitano Lex mi disse che nel 1911 un’eruzione particolarmente potente aveva creato una vera e propria isoletta, fatta risalire dalle profondità degli abissi dalla potenza di vulcani marini a noi sconosciuti. Tre pescatori locali particolarmente intrepidi avevano visitato l’area e avevano riferito strane cose.
Rocce aguzze, nere come la pece, ricoperte di muschio verde e mucillaginoso. Un’aria fetida e malata ammorbava l’aria, rendendola quasi del tutto irrespirabile. Una sensazione strana, opprimente, che faceva sparire ogni anelito di gioia dello spirito. Due dei compagni erano stati male ed erano tornati subito sull’imbarcazione, ma il più giovane di loro aveva proseguito, dopo essersi avvolto uno straccio bagnato sul naso e sulla bocca.
Stette via per oltre due ore, tanto che i suoi compagni stavano per scappare e cercare soccorsi, quando lo videro spuntare di nuovo. Mi correggo, quell’essere umano non sembrava più il giovane di poco tempo prima. I suoi capelli, folti e corvini, si erano fatto candidi come la neve. Gli occhi spavaldi e intrepidi erano terrorizzati, cerchiati di viola, con profonde occhiaie e rughe. La pelle era cascante, i guizzanti muscoli da pescatore spariti, il colorito da abbronzato era virato su di un pallore spettrale. Urlava, urlava come un invasato, in una lingua aliena.
Solo per spirito cristiano e per la lunga fratellanza di marinai i due avevano accettato di riprendere a bordo quel relitto umano, che peraltro era spirato due settimane dopo, tra febbre e deliri. Ma tra i balbettii senza senso e le parole strascicate il prete del villaggio, don Joao Pinto, aveva steso un resoconto agghiacciante.
Caso volle che in quei giorni fosse in visita alle Azzorre il dottor Aloisious Blake, un naturalista e geologo amico del professor Morgan, che gli riferì quella strana e interessante storia via corrispondenza, facendo scattare lo spirito di ricerca della Miskatonic University, che organizzò una spedizione per l’anno successivo. Un viaggio da cui solo il Capitano Lex aveva fatto ritorno…
Alberto Massaiu
Leave a reply