La storia spesso insegna come gli esseri umani siano più abili a perpetrare gli errori del passato piuttosto che trarne un insegnamento. Per tutto il IX secolo possiamo ammirare una delle massime espressioni di questo principio.
Gli eredi di Carlo Magno, Karolus Magnus, Charlemagne o Karl der Große (a seconda della lingua parlata dai principali popoli – furono molti di più – da lui governati) decisero infatti di seguire la tradizione dei loro padri, per quanto si fosse dimostrata fallimentare, per la successione alla sua corona.
Nonostante lo stesso Karolus avesse sperimentato sulla sua pelle l’indebolimento del Regno dei Franchi quando il padre, Pépin, aveva spaccato in due lo Stato tra lui e il fratello Karlomannus nel 768 (assegnando a lui l’Austrasia, la Neustria e l’Aquitania, e all’altro la Provenza, la Borgogna, l’Alsazia e l’Alemagna fino alla Turingia attuale), non fece nulla per educare il suo unico figlio sopravvissuto, Ludovicus Pius, a non replicare (moltiplicandolo per tutti i suoi figli) l’errore.
Morto Carolus nel 814, Ludovicus ascese al trono di un impero che andava dalla Catalogna fino alla Danimarca, dalla Bretagna fino all’Ungheria e la Boemia, includendovi la parte settentrionale della penisola italiana. Dalla notte di Natale dell’Anno Domini 800 era diventato un nuovo Imperium Romanum ad Occidente (ampio 1.112.000 km²), proclamato solennemente dal papa Leo III, cosa che aveva fatto inorridire i legittimi eredi dei cesari a Costantinopoli.
Ludovicus si fregiava quindi del titolo di augustus, oltre che di rex dei franchi, dei longobardi (in pratica, d’Italia) e dell’Aquitania.
Appena tre anni dopo la sua incoronazione, però, egli predispose la ordinatio imperii, con cui suddivise il regno tra i figli: Lotharius fu proclamato co-imperatore (pratica comune nel tardo impero romano e a Bisanzio) e tecnicamente superiore agli altri fratelli, che a loro volta furono insigniti di titoli regali (Pépin per l’Aquitania, Tolosa e la Settimania, e Ludwig sulla Baviera, la Carinzia e la Boemia).
Qui sotto aggiungerò una legenda che ho creato io, relativa al complicato albero genealogico della casata, se no buona parte dei miei poveri lettori potrebbero impazzire con i valzer di nomi tutti uguali frutto della poca fantasia dei carolingi.
Ovviamente questa divisione scontentò un po’ tutti. Da un lato, infatti, Pépin e Ludwig iniziarono fin da subito ad agire quasi come sovrano indipendenti, e non come vassalli del fratello. Dall’altro, non paghi di questa autonomia, entrambi puntarono ad espandere i loro domini personali a spese della coesione dell’impero.
Ad aggiungersi a questo pasticcio, un nipote di Ludovicus, Bernardus, si era impadronito della corona d’Italia appartenuta a suo padre Pépin (secondogenito di Karolus Magnus). Egli aveva governato fedelmente la regione fino al 817, ma vistosi escluso dalla spartizione territoriale della ordinatio aveva deciso di fare da sé, diventando virtualmente Rex Italiae, supportato dalla nobiltà locale.
L’anno dopo, però, durante un abboccamento diplomatico presso Chalons, Ludovicus fece arrestare, processare per alto tradimento e infine accecare Bernardus – che morì per le conseguenze dell’operazione pochi giorni dopo – reincamerando la penisola nei domini imperiali.
Questo atto efferato verso un membro delle famiglia, sangue del sangue di Karolus, indebolì la posizione di Ludovicus tra la nobiltà. A peggiorare le cose giunse la nascita di un quarto figlio, frutto di un secondo matrimonio, a cui l’imperatore titolare voleva assegnare delle ulteriori terre su cui regnare: un ennesimo Karolus o Charles (a seconda che vogliamo usare la dicitura latina oppure francese, luogo in cui infine andò a regnare), che passerà alla storia con il poco piacevole soprannome di “il Calvo”.
Ludovicus, intimamente colpito dal rimorso per la morte di Bernardus, subì – un po’ come era accaduto con Theodosius dopo il massacro di Tessalonica del 390 – la punizione e la penitenza che gli vennero inflitte dalle alte autorità religiose del suo regno, appannando ancora di più il suo prestigio personale. Le diatribe tra i figli, poi, consumarono il resto delle sue energie nel decennio tra l’830 e l’840, complicate peraltro della rampante minaccia dei vichinghi pagani, che stavano rendendo le coste settentrionali dell’impero un inferno di fattorie, cittadine e monasteri bruciati e saccheggiati.
Nell’Anno Domini 830 i tre figli maggiori, Lotharius, Pépin e Ludwig sconfissero il padre, obbligandolo ad abdicare in favore del primogenito. I tre anni successivi videro un continuo rivolgersi della sorte, fino a che nell’anno 835 la famiglia fece la pace. Ludovicus venne formalmente riconsacrato augustus nella cattedrale di Metz – seppur ormai non avesse quasi più alcun potere – e i figli aspettarono pazientemente la sua dipartita per ricominciare a lottare tra di loro.
Nel 838 morì Pépin di Aquitania, e Ludovicus cercò di mettere al suo posto l’ultimo figlio – quello che aveva causato tutte le grane più recenti – Karolus il Calvo. Ovviamente la nobiltà locale si mise di traverso, e riconobbe come proprio sovrano un’altro Pépin (detto il Giovane, oppure Pépin II), figlio di Pépin di Aquitania. Pépin il Giovane continuerà a reclamare il trono del padre nei decenni seguenti con alterna fortuna.
Due anni dopo, nel 840, un esausto, amareggiato e malato Ludovicus passò a miglior vita, lasciando il gioco del trono in mano ai figli superstiti Lotharius, Ludwig e Karolus il Calvo. Appena il primo, però, tentò di far valere la vecchia ordinatio imperii del 817, reclamando la più alta autorità sugli altri due, scoppiò la guerra civile.
Lotharius trovò come alleato Pépin il Giovane, figlio del defunto fratello, mentre Ludwig e Carolus unirono i loro eserciti e affrontarono il fratello e il nipote presso Fontenoy, il 25 giugno del 841. Le cronache dell’epoca parlano di ben 150.000 uomini per parte – cifra assurda per le risorse logistiche dell’epoca. Più probabile ridurre di un bello zero entrambe le cifre, con circa 30-40.000 uomini in totale portati sul campo – che si massacrarono tra loro fino alla sconfitta di Lotharius, che dovette riparare ad Aquisgrana.
Nei due anni successivi egli dovette subire un’offensiva sempre più marcata da parte dei fratelli coalizzati, che alla fine lo portarono a trattative a Verdun, nel 843. Questo documento può essere inteso come la prima campana a morto dell’Impero Carolingio, in quanto sancì l’ufficiale divisione dello Stato fondato dal nonno in tre: a Lotharius venne riconosciuto il titolo di augustus, ma venne anche schiacciato in un territorio indifendibile che andava dalla moderna Olanda fino all’Italia del nord, stretto ad ovest nel regno di Karolus/Charles il Calvo (che dominava più o meno l’intera Francia moderna e la Marca Spagnola, esclusa la Provenza, la Borgogna e l’Alsazia-Lorena, detto Regno dei Franchi Occidentali) e ad est da quello di Ludwig il Germanico, che regnava su Sassonia, Alemannia, Baviera e Franconia, anche detto Regno dei Franchi Orientali.
Per molti storici il trattato di Verdun è il primo tassello che porterà alla nascita dei moderni Stati di Francia e Germania. All’epoca però, significava ben altro: l’impero aveva un imperatore solo di nome, schiacciato da regni ben più forti e solidi di lui. Un monito per tutta la storia di quello che Voiltaire definirà “Né sacro, né Romano, e nemmeno Impero”.
Lotharius regnava quindi su di un lungo corridoio chiamato anche Francia Media in latino. I confini più minacciati distavano tantissimo uno dall’altro, con le coste della Frisia a nord – razziate dai norreni – e quelle dell’Italia e della Provenza a sud – idem, ma dai musulmani. Nel 846 la stessa San Pietro, a Roma, venne saccheggiata, e Lotharius assegnò la difesa della penisola al figlio maggiore, Ludovicus II. Questi riuscì a tamponare la falla creatasi in Italia, ricacciando gli arabi che avevano occupato Benevento, in Campania.
Per le sue gesta militari venne nominato co-imperatore e Rex Italiae, che iniziò a diventare un’anticamera per il figlio destinato ad accedere alla corona imperiale.
Il problema è che la frammentazione continuò con la morte di Lotharius. Ancora più cieco rispetto al padre (o forse semplicemente troppo debole) egli perpetrò l’antica consuetudine franca di frammentare i domini tra i propri figli. Perduta la titolarità sui franchi dell’est (futuri tedeschi) e sui franchi dell’ovest (futuri francesi), egli divise la Francia Media tra Ludovicus II (re d’Italia e imperatore sempre più nominale), Lotharius II (re di un’area che diventerà la Lotharingia) e infine un ennesimo Karolus/Charles come re di Provenza.
Nel 863 la morte di quest’ultimo portò la divisione del suo territorio tra Ludovicus e Lotharius. Quest’ultimo impegnò buona parte del suo breve regno cercando di far annullare le nozze con la sua sterile moglie, Theutberga, per poter sposare Waldrada, la concubina che si era rivelata al contrario prolifica, in modo da poter assegnare il trono a figli del suo stesso sangue. Spese denaro e risorse per convincere i parenti a sostenere con il papa i suoi disegni, ma nel 869 morì di febbri prima di poter ufficializzare il tutto.
I suoi anziani zii, Ludwig il Germanico e Charles il Calvo, sfruttarono la mancanza di eredi per dividersi i suoi domini, tagliando fuori il nipote Ludovicus II, formalmente loro imperatore. Vista l’impossibilità di far valere l’eredità di suo padre in Lotharingia, egli decise di dedicarsi ad unificare la penisola italiana sotto la sua corona, cacciando i saraceni da Bari nell’871 e cercando di sottomettere i duchi longobardi di Spoleto e Benevento. Quattro anni dopo, però, morì vicino a Brescia senza figli maschi.
Nei suoi piani ereditari la corona sarebbe dovuto passare al cugino Karlomannus (o Karlmann) di Baviera, ma Charles il Calvo fu più rapido, e conquistò con un’azione lampo sia la Provenza che l’Italia. Questi, negli anni precedenti, aveva avuto numerosi problemi a tenere in piedi il suo regno. I bretoni lo avevano sconfitto e si erano proclamati indipendenti, la Marca Spagnola era andata perduta, Pépin II gli aveva più volte sottratto il dominio dell’Aquitania e infine i razziatori vichinghi si erano spinti a fondo nei suoi domini, assediando perfino Parigi nel 845 – sotto la guida del leggendario Ragnarr Loðbrók, reso celebre dalla serie TV Vikings.
Al contrario, Ludwig il Germanico era stato il più forte e abile tra i figli di Ludovicus Pius, respingendo con forza le spinte dei vicini danesi, slavi e magiari, espandendo i confini ad est e rafforzandoli ad ovest, quando con il fratello minore si era spartito la Lotharingia nel 869.
Con la morte di quest’ultimo nel 876, però, le danze si riaprirono. I suoi figli divisero il Regno dei Franchi Orientali per l’ennesima volta. Ludwig il Giovane (un altro, sic!) si prese la Sassonia, la Frisia, la regione del Reno e la Franconia, il Karlomannus estromesso dall’Italia ottenne la Baviera fino alla Turingia e Karolus il Grosso (altro bel soprannome) ereditò la Svevia, l’Alemannia e l’Alsazia.
L’anno dopo Ludwig venne seguito dall’ultimo figlio sopravvissuto di Ludovicus Pius, Charles il Calvo, che tentò di lasciare l’intero regno all’erede Ludovicus (o Louis, in francese) il Balbuziente. La debolezza nella successione, però, aprì la strada alla riscossa di Karlomannus di Baviera, che invase e occupò l’Italia, facendosi incoronare sia imperatore che Rex Italiae.
Il caos aumentò nell’879, con la morte di Karlomannus e di Louis. Karolus il Grosso divenne sovrano d’Italia e imperatore, mentre la Baviera venne occupata da Ludwig il Giovane, ormai signore quasi assoluto dei franchi orientali. Nella Francia Occidentale, invece, i figli di Louis il Balbuziente si spartirono lo Stato: Louis III a nord e Charles III il Semplice a sud.
Il prestigio dei carolingi aveva raggiunto un livello così basso da permettere per la prima volta una ribellione guidata da un nobile non legato al sangue di Karolus Magnus, Bosone di Arles o di Toscana, che si auto-proclamò sovrano di Provenza. Tale atto fu così provocatorio da unire per un momento i membri sopravvissuti della stirpe del primo imperatore, che nel 880 stipularono un trattato per trovare un accomodamento e annientare l’usurpatore.
Purtroppo per i vari bis-nipoti di Karolus, entro l’882 sia Louis III che Ludwig il Giovane spirarono, seguito anche da Charles III il Semplice nel 884, rendendo l’unico carolingio sopravvissuto, Karolus il Grosso, titolare di tutti i domini di famiglia, esclusa la sola Provenza ribelle. Era da almeno quattro decenni che lo scettro regale non ritornava come appannaggio di una sola persona.
Purtroppo per lui, egli non aveva la stoffa del suo avo, e venne deposto già nell’Anno Domini 887, poco dopo un ennesimo umiliante assedio di Parigi da parte dei razziatori vichinghi, che chiesero un grande riscatto per non saccheggiare la città.
Karolus il Grosso fu l’ultimo della stirpe regale carolingia a portare la corona imperiale. Da quel momento, per quasi un secolo, le terre un tempo appartenute ai franchi vennero governate da monarchi deboli che se la dovettero vedere con la forte indipendenza dei loro grandi feudatari.
Le cose cambiarono solo con Otto di Sassonia, un potentissimo aristocratico tedesco che grazie alla sua abilità politica e gesta belliche – tra cui la celebre vittoria sugli ungari presso Lechfeld, nel 955 – ottenne sufficiente prestigio per farsi nominare imperator romanorum dal papa Ioannes XII nel 962. Un secolo prima era morto l’impero carolingio, ora nasceva il Sacrum Imperium Romanum o Heiliges Römisches Reich, che sarebbe perdurato per quasi mille anni, con alti e bassi, fino all’ascesa di Napoleone nel 1806, che lo sciolse definitivamente.
Alberto Massaiu
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