Tutto nacque a Gerusalemme. I Cavalieri Teutonici furono il terzo, in ordine di formazione, degli ordini monastico-cavallereschi che videro la luce dopo la Prima Crociata, quando gli europei si rimpossessarono di una lunga striscia di terra che si estendeva da Antiochia a nord (in Siria) fino a Gaza a sud (in Palestina).
Prima di loro vi furono i celebri Cavalieri Templari, spazzati via con i processi inscenati in Francia tra il 1307 e il 1314 e i Cavalieri di San Giovanni o Ospitalieri, che ebbero una storia lunga e avventurosa che proseguì anche dopo la fine delle Crociate ma sempre in lotta contro l’Islam, prima a Rodi (fino al 1522) e poi a Malta, dove divennero corsari cristiani dediti ad una guerra santa contro i pirati barbareschi e i turchi, epopea che si concluse con la conquista francese dell’isola compiuta da Napoleone nel 1798.
Ad ogni modo la nascita dell’ordine dei fratres domus hospitalis sanctae Mariae Teutonicorum in Jerusalem affonda nella leggenda di un crociato tedesco, ferito durante la sanguinosa presa di Gerusalemme nel 1099 e curato da una coppia di pellegrini dello stesso popolo, gettando le basi per l’unico ordine monastico-cavalleresco dotato di un’unicità etnica (venivano ammessi solo genti di stirpe germanica).
Il riconoscimento ufficiale venne concesso dal Papa Clemente III nel 1191 e la regola venne scopiazzata in larga parte dai Cavalieri di San Giovanni per l’assistenza e l’aiuto ai pellegrini, mentre per l’aspetto militare si rifecero ai Templari, il vero rullo compressore cristiano dell’epoca.
Il tempo delle glorie europee in Terra Santa era però finito, con i sultani mamelucchi d’Egitto che riconquistarono pezzo a pezzo tutti i castelli crociati, fino alla definitiva caduta di Acri, ultima roccaforte dell’agonizzante Regno di Gerusalemme, nel 1291.
La cosa interessante è che tutti gli ordini monastico-cavallereschi divennero molto, ma molto ricchi, una fortunata combinazione dovuta alle cospicue donazioni ricevute da nobili e borghesi che si volevano ripulire la coscienza e ai decreti papali che li esentavano dalle tasse reali.
Fu questo il motivo della scomparsa dei Templari, che dopo la caduta di Acri avevano concentrato i loro affari in Francia, diventando banchieri (e forse anche strozzini) del Re Filippo il Bello, che per non pagare i debiti (e intascare il loro favoleggiato tesoro) imbastì il più grande processo farsa del XIV secolo, che diffamò e spazzò via l’Ordine Templare.
Memori di questo destino, i due ordini sopravvissuti decisero che era necessario avere un dominio territoriale, uno Stato anche piccolo dove a governare sarebbe stato l’ordine stesso, con solo il Papa come giudice supremo.
I Cavalieri di San Giovanni ci provarono nei secoli a Rodi e a Malta, mentre i Cavalieri Teutonici guardarono molto più a nord.
Un primo tentativo i teutonici lo compirono ad est: tra il 1211 e il 1225 vennero invitati da Andrea II d’Ungheria per combattere contro i cumani, un popolo nomade simile agli unni o ai mongoli, in Transilvania. La regione, colonizzata da mercanti e minatori di origine sassone, tanto da darle il nome di Siebenbürgen (le sette città), era perfetta per i fini dell’ordine di creare un loro Stato.
Spazzati via i cumani, i teutonici convertirono ed evangelizzarono con il vangelo in una mano e la spada nell’altra, ottenendo risultati così rapidi (e violenti) da impensierire Andrea, che infine decise di scacciarli dal suo paese.
Da buoni tedeschi i teutonici non si scoraggiarono, puntando ancora più a settentrione. Nelle rive del Mar Baltico vivevano gli ultimi popoli europei ancora pagani: i prussiani, i samogizi, i lituani e i finnici. Una volta contrattato un accordo con il Papa e con i nobili cristiani locali, arroccati in piccoli e gelidi castelli, sulla sovranità delle terre strappate ai barbari idolatri, l’Hochmeister – Gran Maestro – Hermann von Salza inviò i primi confratelli sulla Vistola nel 1229.
La disciplina, il rigore morale e religioso, oltre che la forte appartenenza e l’orgoglio etnico germanico (strumentalizzato dai Nazisti secoli dopo) fecero dell’Ordine Teutonico una macchina di conquista ed evangelizzazione inarrestabile per almeno due secoli.
Ben presto città prospere e possenti castelli vennero fondati e ampliati. A migliaia i tedeschi del nord vennero invitati a colonizzare le terre dei Teutonici in Pomerania, Prussia, Estonia, Curlandia. Il Gran Maestro dell’Ordine Teutonico, dalla sua munita base a Marienburg, ottenne il rango di Principe Imperiale tedesco già nel XIII secolo.
Nel 1237 i teutonici assimilarono i sopravvissuti di un altro ordine cavalleresco baltico, i Cavalieri Portaspada, annettendo i loro territori in Livonia e in Lituania. La loro espansione subì due battute di arresto, una per colpa dei mongoli e una a causa dei russi di Novgorod.
Nel 1241 i cavalieri scesero in Polonia per prestare aiuto ai cristiani contro l’invincibile avanzata mongola, che minacciava l’intera Europa centrale. A Liegnitz, in Slesia, le forze coalizzate di polacchi, moldavi, tedeschi e ordini cavallereschi (templari e teutonici) vennero spazzate via dall’Orda di Sübügätäi, uno dei migliori generali di Gengis Khan.
Nel 1242, forse non soddisfatti dalla batosta subita, i teutonici rivolsero le mire contro i russi ortodossi di Novgorod. Ad aspettarli, sul lago ghiacciato di Peipus, stava lo Knez (Principe) di Novgorod Alexander Nevsky, che in seguito diventerà santo per la Chiesa Ortodossa ed eroe nazionale russo.
I cavalieri dell’ordine, aiutati da crociati danesi, si impantanarono nelle paludi gelate e subirono una netta sconfitta, che bloccò la loro penetrazione militare e religiosa tra i russi.
L’Ordine Teutonico si concentrò allora sulla completa annessione della Prussia, della Pomerania e della Livonia: con la fondazione di Königsberg e la conquista di Danzica, Riga, Reval e Dorpat, il dominio dei monaci-cavalieri tedeschi si espanse in un’area vastissima, raggiungendo l’apogeo di potenza e ricchezza all’inizio del XIV secolo.
Il loro secolo nero fu il successivo: nel 1410 una potente armata di cavalieri teutonici di 20.000 unità venne sconfitta duramente dai polacco-lituani guidati dal Re Władysław II Jagiełło, prima Granduca di Lituania e poi Re di Polonia dopo essersi convertito al Cristianesimo (in precedenza era pagano come il suo popolo d’origine, ma aveva pragmaticamente compreso che in un’Europa cristiana avrebbe trovato alleati contro i nemici storici teutonici solo da convertito).
Da quel momento la confederazione polacco-lituana, che in quegli anni divenne il più grande Stato europeo, esteso dall’Ucraina al Baltico, fu la nemesi dell’Ordine Teutonico, riducendolo ai minimi termini. Dopo una guerra durata tredici anni, dal 1454 al 1466, il trattato di pace di Toruń sancì un drastico ridimensionamento del potere militare e territoriale dei monaci-cavalieri tedeschi, che persero la Pomerania, metà della Prussia (che divenne la Prussia reale, sotto vassallaggio feudale polacco) e le conquiste in Lituania, mentre sul Baltico rinacque l’Ordine Portaspada, ora detto Livoniano, che convisse anch’esso come vassallo della Polonia-Lituania.
Questo tracollo drammatico non fu dovuto alla sola potenza militare polacca, ma anche alle rivolte interne. Le città tedesche di Pomerania e Prussia si erano sviluppate, con un ceto borghese e nobiliare laico (cioè non facente parte dell’Ordine ma a lui sottomesso per servizio militare e tassazione) che non ne potevano più del fervore crociato dei loro signori, rinchiusi in grigie fortezze e dediti solo alla guerra o alla preghiera.
Centri come Danzica, Elblag e Toruń volevano fare accordi commerciali con la Polonia, i paesi scandinavi e i russi e non volevano veder scomparire i profitti in cavalli da guerra, armature, artiglierie e fortezze innalzate dall’Ordine Teutonico, che non li rendeva neanche parte delle decisioni relative al futuro della loro stessa terra. Perciò nel 1454 si formò la confederazione prussiana, una lega di città che come in Italia avevano fatto i comuni contro l’Imperatore Barbarossa quasi tre secoli prima, aveva l’obiettivo di liberarsi dal gioco dei monaci-cavalieri.
Questa confederazione, che sottrasse in breve i centri di maggior ricchezza all’ordine, quando si vide minacciata dalla potente e dura controffensiva teutonica, chiese l’intervento dei polacchi, promettendo vassallaggio e fedeltà.
I cavalieri, da buoni tedeschi, in più colmi di fervore e spirito guerriero, non si piegarono nonostante la sproporzione di forze e l’esaurimento di risorse per la guerra. I ribelli prussiani e i loro alleati polacchi ci misero oltre dieci anni a spezzare la loro resistenza, conquistando infine la possente città-castello di Marienburg e obbligando i cavalieri a sedere al tavolo di trattative a Toruń, dove si firmò la pace che ho già citato nel 1466.
Da quel momento fino agli inizi del XVI secolo l’Ordine Teutonico rimase ridotto alla sola Prussia orientale, con Königsberg come capitale. Fu là che giunse il crepuscolo per lo Stato monastico dei cavalieri con i manti bianchi e le croci nere.
Nel 1511 venne eletto come Hochmeister Albrecht von Hohenzollern, del ramo della famiglia che regnerà sulla Germania riunificata del 1871 di Brandeburgo-Ansbach. Era il trentasettesimo Gran Maestro dell’ordine e fu colui che decise la sua scomparsa come paese indipendente, sostituendolo con una nuova nazione, destinata a scrivere a lettere di fuoco il suo nome nella storia: la Prussia.
La sua eredità era difficile, con la precaria coabitazione con il vecchio nemico polacco-lituano, la superpotenza dell’est di quel tempo. Albrecht era imparentato per parte di madre con il sovrano di Polonia Sigismund, cosa che lo metteva in una buona posizione per rasserenare gli animi e non inasprire vecchie beghe e dispute territoriali.
Nonostante questo legame familiare sia il Papa che il Kaiser Maximilian spinsero il Gran Maestro a far valere i suoi diritti sulle terre tedesche occupate dalla Polonia. Non si sa quanto Albrecht fosse d’accordo, ma i suoi ufficiali erano tutti per la guerra, in modo da ristabilire il loro potere e prestigio, recuperando i fasti di un secolo prima.
Per tre anni, dal 1519 al 1521, infuriò la guerra polacco-lituana, che devastò i territori con il passaggio degli eserciti di mercenari schierati da ambo le parti e terminò con un nulla di fatto politico, con i confini che rimasero più o meno gli stessi rispetto alla pace del 1466.
Albrecht, in cerca di alleati e sostegno, sfruttò la sua dignità di principe dell’Impero Germanico per andare alla Dieta di Norimberga e perorare la causa dei tedeschi del nord. Laggiù conobbe le due persone che cambiarono la sua vita e il destino dello Stato monastico-militare teutonico: Andreas Hosemann e Martin Luther.
Il primo era un predicatore riformato che lo convertì al protestantesimo, il secondo era il padre stesso della Riforma Evangelica, il monaco che aveva sfidato il Pontefice Leone X, bruciando la bolla papale che lo minacciava di scomunica se non avesse abiurato alle sue 95 tesi che andavano in rotta di collisione con la Chiesa di Roma.
Martin Luther consigliò ad Albrecht Hohenzollern di secolarizzare i beni dell’Ordine Teutonico in Prussia, sposarsi da principe protestante e creare un nuovo Stato laico di cui sarebbe stato il solo signore, con la possibilità di trasmetterlo ai suoi discendenti.
La proposta era molto allettante (soprattutto dal punto di vista economico, visto che le tasse alla Chiesa e la ricchezza dei monasteri faceva gola ai signori laici) e, come molti altri monarchi europei in Scandinavia, Inghilterra e Germania del nord, anche Albrecht si decise a fare il grande passo nel 1525, anche grazie alla conversione al luteranesimo di molti confratelli teutonici in Prussia, che divennero nobili protestanti, i futuri junker (dal tedesco jung herr, giovane signore).
Il caos che seguì in quegli anni non permise nessuna riscossa cattolica così a nord e la dinastia fondata da Albrecht avrebbe regnato su Prussia e Brandeburgo nei secoli successivi, raggiungendo il rango regio nel 1701 e quello imperiale nel 1871.
L’Ordine Teutonico, ormai orfano di uno Stato sovrano, si trasferì in Germania centrale. Il nuovo Hochmeister, Walther von Cronberg, mantenne la dignità di principe-abate dell’Impero Germanico con dignità cardinalizia e trasferì la sede centrale dei monaci-cavalieri rimasti cattolici a Mergentheim nel 1526, in Württemberg.
L’Ordine così riformato fu organizzato in dodici province sparse sui principali feudi tedeschi sotto il controllo cattolico-romano (quindi centro e sud della Germania), scomparendo assieme all’Impero di cui aveva fatto parte nel 1806, quando venne sciolto di forza da Napoleone Bonaparte, che aggiunse al suo palmarès l’estinzione anche del secondo ordine monastico-militare rimasto in Europa dopo quello di Malta, che aveva soppresso nel 1798.
Alberto Massaiu
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