Il Ducato di Curlandia e Semigallia fu uno Stato baltico che visse per oltre due secoli a cavallo tra il XVI e il XVIII secolo, con una breve parentesi di revanscismo tra il 1918 e il 1919, quando i tedeschi cercarono di creare il “Vereinigtes Baltisches Herzogtum” o Ducato Baltico Unito, che collassò sotto la spinta di estoni, lituani e lettoni una volta che la Germania dovette abbandonare la regione dopo la Prima Guerra Mondiale.
La regione era popolata da un misto di tedeschi e autoctoni tra cui estoni, lettoni, lituani e semigalli fin dalle sanguinose crociate del nord. Dal XIII secolo esisteva una confederazione di cinque Stati tra cui l’Ordine di Livonia, l’Arcivescovato di Riga, il Vescovato di Dorpat, il Vescovato di Ösel-Wiek e il Vescovato di Curlandia.
L’ultimo hochmeister livoniano, il nobile di origine tedesca Gotthard Kettler, secolarizzò le terre dell’Ordine imitando il suo “collega” teutonico Albrecht Hohenzollern (che aveva fondato il Ducato di Prussia nel 1525), e nel 1569 si fece vassallo della Confederazione Polacco-Lituana.
Il piccolo paese, grande suppergiù come l’attuale Belgio (poco meno di 30.000 km²) e con capitale la città di Mitau (ora Jelgava in lituano), si dovette barcamenare per tutta la sua esistenza tra i sovrani di Varsavia e le ambizioni baltiche di svedesi e russi.
Ad ogni modo Kettler impostò il suo nuovo dominio laico come uno Stato tedesco, discriminando la popolazione autoctona e garantendo privilegi agli ex cavalieri livoniani, che divennero la nuova classe nobiliare del paese (un po’ come gli junkers prussiani). Nel 1570 istituì, ad esempio, il Privilegium Gotthardinum, che legittimava i proprietari terrieri a considerare servi i contadini che nascevano nei propri feudi.
Ai primi del ‘600 la Polonia-Lituania finì a guerreggiare contro il nascente astro svedese per il controllo della regione ma la Curlandia, visto il suo status di nazione tedesca e all’abilità dei suoi sovrani, riuscì a non subire devastazioni nel conflitto. Questo permise a Jakob Kettler di portare il ducato alla massima prosperità verso la metà del XVII secolo.
Il duca aprì rotte commerciali verso i paesi occidentali, fondò una flotta mercantile con basi a Windau e Libau e si lanciò perfino in opere di colonizzazione come avevano fatto Inghilterra, Francia e Olanda. Nel 1651 venne istituita una base sull’isola di Sant’Andrea, in Africa, a cui di aggiunse l’anno seguente quella di Tobago, nei Caraibi.
Grazie a questi scali un flusso di oro, spezie, avorio, zucchero, tabacco e caffè arricchirono i commerci del ducato, rendendolo uno dei più prosperi mercati baltici.
Questa ricchezza aumentò però le ambizioni dei potenti vicini e tra il 1655 e il 1660 la Svezia invase il paese, danneggiando la Curonia ma fallendo nel suo tentativo di conquista.
I figli di Jakob non furono all’altezza del padre e non seppero destreggiarsi tra le grandi potenze che ambivano al dominio assoluto del Baltico. Infatti la Grande Guerra del Nord, scoppiata nel 1700, vide il sorgere dell’aquila russa come potenza imperiale, con il susseguente declino di Svezia e Polonia.
Fu quindi organizzato un matrimonio tra la nipote dello tsar Pëtr il Grande e il duca di Curlandia Friedrich Wilhelm Kettler, che sancì il passaggio di consegne de facto all’influenza russa nel 1710, fatto che divenne ancora più grave a causa del caos dinastico che subì il paese con la scomparsa della dinastia Kettler, nel 1737.
Da quel momento furono gli tsar ad imporre i loro favoriti sul trono di Curlandia, portando avanti le loro ragioni con le armi se necessario. Nuovo duca fu quindi Ernst Johann von Biron, tedesco baltico parente filorusso dei Kettler, che grazie al denaro di San Pietroburgo rilanciò l’economia del paese, costruendo perfino il Palazzo di Rundāle.
A causa di un intrigo di palazzo Biron fu processato per tradimento e spedito in esilio in Siberia – primo di una lunga serie, vedendolo col senno di poi – e la crisi istituzionale incoraggiò August III di Polonia e Sassonia a tentare di riguadagnare la Curonia, fomentando il malcontento degli aristocratici tedeschi.
Nel 1763, Ekaterina II di Russia dovette rispolverare Biron, sopravvissuto all’esilio siberiano, per avere un candidato credibile alle pretese sul ducato, che ormai viveva alla giornata. Alla fine, dopo l’avvicendamento al trono di Peter von Biron, figlio di Ernst Johann, sopraggiunsero le spartizioni della Polonia, di cui anche la Curonia seguì la sorte.
Nel 1795, poco prima dell’alba del XIX secolo, quest’ultimo dovette ratificare la fine del suo dominio, che venne annesso all’Impero Russo.
Il ricordo di questa nazione baltica dominata da genti tedesche fece da sfondo ad un ultimo corollario nel 1918, quando il kaiser di Germania Wilhelm II tentò di fondare uno Stato fantoccio chiamato Ducato Baltico Unito sulle ceneri del potere zarista, che agonizzava sotto i colpi della Rivoluzione Bolscevica.
La città di Riga venne scelta come capitale di una Nazione con un ordinamento di tipo cantonale con i sette distretti di Kurland, Riga, Lettgallen, Südlivland, Nordlivland, Ösel ed Estland. Il sovrano di questo paese doveva essere Adolf Friedrich von Mecklenburg-Schwerin, ma i fatti in Germania non permisero mai la sua intronizzazione.
Gli ambizioni piani di dominio tedesco in oriente, che verranno in seguito ripresi da Adolf Hitler, finirono nella polvere con la resa germanica del 1919.
L’immenso territorio occupato dalle truppe imperiali – che spaziava dall’Estonia fino alla Crimea – fu abbandonato alla seguente guerra tra Polonia e Russia Sovietica, mentre gli estoni, i lituani e i lettoni smembrarono il debole governo ducale e fondarono tre giovani nazioni che sopravvissero fino all’invasione stalinista del 1940, per poi risorgere nel 1991 con la dissoluzione dell’U.R.S.S.
Alberto Massaiu
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