Questa regione, che attualmente fa parte della Federazione Russa come Repubblica di Tuva o Tyva Respublika, tra il 1921 e il 1944 fu una repubblica socialista semi-indipendente all’interno di un’alleanza – nella pratica un protettorato – con l’Unione Sovietica.
Sperduta all’interno dell’Asia, in quella parte di Siberia centro-meridionale al confine con la Mongolia, vanta ad oggi una popolazione di circa 300.000 abitanti e un’estensione pari a poco più di metà dell’Italia, ed è popolata da genti di stirpe turco-mongola chiamati tyvalar, tuvani in italiano.
Questa regione al confine con le grandi steppe russe era entrata nella sfera d’influenza cinese manciù nel 1757, ma ben presto le ben più potenti e aggressive mire russe di affacciarono sull’area. Nel 1911, col collasso della dinastia Qing e la fine del plurimillenario Celeste Impero, Tuva e Mongolia si proclamarono indipendenti dalla neonata Repubblica Cinese, chiedendo ausilio e protezione agli Zar di San Pietroburgo.
Questi paesi si rifecero alla tradizione tibetana – allora ancora indipendente – e adottarono un governo teocratico con un Dalai Lama a capo dello Stato, che vigilava sull’equilibrio tra le tradizioni sciamanico-animiste e quelle buddhiste.
Purtroppo per loro calcolarono male i tempi e, dopo la rivoluzione bolscevica del 1917, Tuva e Mongolia si videro invase dalle truppe dell’Armata Rossa di Trotskij che, inseguendo e spazzando via la fazione bianca filozarista, fagocitarono questi piccolo Stati, imponendo la sovietizzazione.
Il 14 agosto 1921 una rivolta bolscevica sostenuta da Mosca istituì la Repubblica Popolare di Tannu Tuva. Il nome della capitale, Belotsarsk, venne cambiato in Kyzyl, ovvero “la Rossa”. Un trattato tra l’Unione Sovietica e la Repubblica Popolare Mongola del 1926 affermò una formale quando inconsistente indipendenza del paese.
Nonostante questo Donduk Kuular, Primo Ministro dell’epoca, cercò di far valere anche nella pratica questo status, favorendo il buddhismo come religione nazionale e limitando la propaganda e l’ingerenza russa nella regione. Preoccupata e irritata da queste iniziative poco patriottiche, Mosca brigò affinché Kuular venisse arrestato e giustiziato nel 1929.
Dall’anno successivo, sparito l’unico leader capace a contrastare la russificazione, Stalin programmò un piano di purghe ad hoc per il Partito comunista di Tuva, dove 1/3 dei suoi membri – i vecchi alleati del defunto Primo Ministro – venne ucciso o mandato ai lavori forzati in Siberia (quindi quasi sicuramente ucciso). Poi si passò alla distruzione della tradizione nomadica e culturale della sua popolazione, che viveva di allevamento, per trasformare l’economia in un’agricoltura collettivizzata.
Ovvio che la nuova linea politica non poteva accettare una religione nazionale, perciò il governo sopravvissuto, coadiuvato da commissari del popolo sovietici, cercò di spazzar via buddhismo e sciamanesimo. Se nel 1929 operavano a Tuva quasi 4.000 lama e sciamani, nel 1931 questa cifra si ridusse ad appena 15 lama e 725 sciamani. I progetti stalinisti furono però meno efficaci nell’annientare il nomadismo, che rimase il modello di vita della maggioranza della popolazione, aspetto che aiutò la preservazione anche delle tradizioni religiose locali.
La Repubblica Popolare di Tannu Tuva entrò nella Seconda Guerra Mondiale con gli alleati il 25 giugno 1941, tre giorni dopo l’Unione Sovietica. L’11 ottobre 1944, con l’approvazione del Khural, il Parlamento Nazionale di Tuva, il paese “scelse” di venire direttamente incluso nell’Unione Sovietica come Oblast’ autonoma. A Salchak Toka, leader dell’epoca, venne assegnato il titolo di segretario del Partito Comunista di Tannu Tuva, rango che mantenne sino alla morte, nel 1973.
Da quel fatidico 1944 la regione di Tuva è rimasta parte dell’URSS fino alla sua dissoluzione nel 1992, anno in cui diventò una delle 22 repubbliche che compongono la Federazione Russa.
Ad oggi 2/3 della popolazione sono tuvani di stirpe turco-mongola, che vive in un territorio prevalentemente montuoso – con cime che raggiungono i 4.000 metri – con ampie foreste di conifere e betulle, oltre che numerosissimi laghi.
La dipendenza economica da Mosca, le poche risorse locali e il lungo processo di russificazione ne rende molto difficile una futura indipendenza, per quanto ci siano stati e ancora proseguano degli sporadici e poco convinti negoziati per il ripristino di una piena sovranità nel paese, che ha però recuperato in toto le sue antiche tradizioni, compresa la religione sciamanica e il buddhismo tibetano.
Alberto Massaiu
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